martedì 24 gennaio 2012

La Presidente a mons. Renato Corti


Intervento della Presidente Maria Rizzotti al saluto di mons. Renato Corti sabato 14 gennaio 2012

Preparando questo breve intervento a nome delle associazioni e dei movimenti, pensavo che potrebbe avere il senso di una “redditio”, il passo che, nel cammino catecumenale, rappresenta la restituzione, la risposta del discepolo all’insegnamento ricevuto dal Vescovo, l’atto con cui chi si appresta a ricevere il Battesimo accetta e dichiara l’adesione della mente, del cuore e della vita a una verità che è stata insegnata e tramandata fedelmente. Ho ripercorso, sul filo della memoria e rileggendo qualche pagina delle lettere pastorali che il Vescovo ha scritto in questi anni, il cammino svolto con le Associazioni e i movimenti ecclesiali, ritmato da precisi richiami ed esortazioni scritte o dette, e da momenti di incontro, innumerevoli, con tutte o con le singole aggregazioni. Redditio, dunque vuol dire per prima cosa rendere grazie, a Dio e al nostro Vescovo, per il ministero che ha esercitato con scrupolosa e costante dedizione nella nostra Chiesa novarese, ricordando quanto ha pregato, pensato, scritto, camminato, sofferto con noi e per noi in questi anni. Redditio è anche restituire, con adesione di fede, il deposito che ci è stato affidato, che non è un arsenale di precetti e di strutture, ma è quel seme buono che cade in una terra che l’accoglie e lo fa germogliare: seme buono perché fatto solo della Parola di Dio, contemplata ed incarnata. La realtà primaria che ricorre nelle parole del Vescovo ai fedeli delle aggregazioni laicali è Spirito Santo: costituisce la chiave essenziale di interpretazione della loro esistenza e della loro missione; lo Spirito Santo è fonte originaria del dono che esse rappresentano, da non spegnare, ma da sottoporre a costante revisione perché la testimonianza sia autentica, come suggerisce nella Lettera pastorale del 2000, Insegnaci Signore i tuoi sentieri. Il secondo termine ricorrente è ambiente, inteso sia nella dimensione interna, quella delle relazioni personali tra gli aderenti, sia in quella esterna, dove l’espressione diventa plurale e designa i luoghi in cui si svolge la vita quotidiana, la professione, la missione laicale di umanizzare la società. Nella lettera pastorale Ecclesia mater (1992/3) paragona quasi le aggregazioni laicali alla famiglia, definendole vere comunità umane di valore spirituale: un ambiente, cioè un elemento necessario alla vita, un’esperienza meravigliosa che attraverso la realtà della Comunione dei Santi fa nascere nuovi figli di Dio che “vengono alla luce” conoscendo una gioia mai sperimentata prima. Queste parole, che si ispirano ai documenti conciliari, fanno eco alle commoventi testimonianze di quelli che hanno trovato o ritrovato la fede nelle Mariapoli, ai Coursillos, oppure incontrando i gruppi neocatecumenali, o facendo esperienza di gratuità e di comunità tra le associazioni di volontariato. Nella lettera Camminare insieme (2009), Mons. Corti sottolinea l’importanza della missione: In modo speciale sono gli ambienti di vita quelli nei quali le aggregazioni ecclesiali possono svolgere un ruolo missionario, sia sostenendo la domanda, a volte silenziosa, di religiosità e di senso, sia diventando strumento vivo e operante della Chiesa per affrontare le sfide che si connettono a fenomeni, certamente non sottovalutabili, di scristianizzazione. Più volte il richiamo del Vescovo è andato al ruolo delle Associazioni professionali, degli insegnanti, dei medici, dei dirigenti industriali, per affermare il loro impegno nella società. Nella lettera pastorale del 1997/98, anno del XVI centenario Gaudenziano, A immagine di Cristo, citando Madeleine Delbrel, il Vescovo afferma con forza che dove Dio ci ha messi è per noi il luogo della nostra santità. Anche il linguaggio dell’annuncio, capace di comunicare la profondità del Vangelo esige un serio approccio culturale, aperto ai semplici come ai dotti, reso possibile attraverso i percorsi formativi. Come quelli elaborati da tante associazioni, a partire dall’Azione Cattolica. Così continua la lettera Camminare insieme: Ma è anche la premura educativa un altro luogo di raccordo. Lo dico sia pensando ai contenuti della fede da trasmettere, sia ai metodi educativi dei quali ci si avvale, soprattutto pensando ai giovani, ai giovani-adulti, e agli adulti... Anche su questi temi possono incrociarsi in maniera complementare associazioni e Parrocchie. L’atteggiamento interiore da custodire è quello dell’amore fraterno, della stima vicendevole, del desiderio di diventare gli uni sostegno degli altri. In questo richiamo all’amore fraterno troviamo ribadita l’altra realtà fondamentale che dà senso alla nostra presenza nella Chiesa e nel mondo: la comunione ecclesiale, dono sempre da invocare, e da testimoniare così da offrire, come dice il Vescovo, la possibilità di fare tirocinio, esercitando l’accoglienza, la pazienza, l’arte del dialogo e la gioia che ne deriva, perché diventino atteggiamenti abituali nella pratica quotidiana della prossimità. Per questo punto, piuttosto che citare i pur frequenti insegnamenti del Vescovo, richiamo gli eventi, a partire dalla Veglia di Pentecoste del 1999, preceduta dal primo di altri incontri di tutte le aggregazioni ecclesiali, presso l’Istituto dei Salesiani di Novara, voluto dal Vescovo, sull’esempio della convocazione in Piazza S. Pietro, l’anno precedente da parte del Papa Giovanni Paolo II, perché attraverso la conoscenza molto può crescere l’amore, e la collaborazione nei mille campi di responsabilità. Titolo di quell’incontro era Ut unum sint, con l’invito ad essere lieti di una grande vocazione e responsabilità: essere un flusso di vita nuova per i fratelli in umanità. Nell’omelia di quella veglia aggiunge io, come Vescovo posto dal Signore in questa Chiesa, vorrei essere strumento del Signore per la nostra unità, favorendola in tutti i modi.. l’ecumenismo e la pace sono due sentieri fondamentali della testimonianza dei cristiani, anche noi dovremmo inoltrarci decisamente e con perseveranza su questi sentieri. L’impegno per l’ecumenismo e per la pace l’ha visto sfilare immancabilmente, ad ogni Capodanno da 20 anni, nella Marcia per la pace, indetta e animata dalla Comunità di S. Egidio Ed anche accanto ai malati nei pellegrinaggi dell’Oftal a Lourdes o a Boca, vicino ai migranti e alle varie forme di fragilità, ha dato sostegno alle associazioni di volontariato, di solidarietà e di impegno per la vita. C’è negli Atti degli Apostoli un passo struggente con l’ addio di Paolo agli anziani di Efeso, ai quali è l’Apostolo stesso a ricordare come ha annunciato il Vangelo, chiedendo loro di renderne testimonianza. Con le stesse parole possiamo anche noi, che ne abbiamo seguito l’insegnamento, affermare che il Vescovo non si è mai sottratto al compito di annunciare tutta la volontà di Dio.. e in tutte le maniere ci ha dimostrato che i deboli si devono soccorrere lavorando così, ricordando le parole del Signore Gesù che disse:”Si è più beati nel dare che nel ricevere!” Padre, nella sua riservatezza ha pur lasciato trapelare la confidenza che ama in ore notturne suonare il pianoforte: ecco quando le note diventeranno una perfetta armonia, pensi a noi perché davvero il Signore ci unisca nelle sue misteriose vie. Non accadrà mai, ma dovesse talvolta prendere una stecca, pensi ancora a noi e dica al Signore di aver misericordia delle nostre fragilità.

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