mercoledì 19 maggio 2010

"L'AC in dialogo per il bene comune"



Si è parlato di scuola, di una scuola che “lasci il segno” nel terzo incontro del percorso “L’AC in dialogo per il bene comune” venerdì 14 maggio u.s. ad Arona, con la partecipazione di don Alberto Agnesina, responsabile dell’ufficio scuola ed insegnante di religione al liceo scientifico di Novara, nonché assistente diocesano del Movimento Studenti AC; e di Valeria Artuso, responsabile diocesana ACR, educatrice e operatrice dei servizio sociali a Gattinara. E’ mancata invece Claudia Mossina colpita lo stesso giorno dal grave lutto della perdita del padre.
Attorno ad alcuni interrogativi si è ragionato assieme agli intervenuti.
1. Come può lasciare il segno oggi la scuola in un contesto di tale e tanta confusione di offerte e sollecitazioni per le giovani generazioni?
2. In che rapporto è la scuola con il territorio in cui è collocata? Quali sinergie tra enti e realtà educative sono possibili?
3. Quale ruolo hanno ancora gli organi di partecipazione e come la famiglia può esercitare e condividere la responsabilità educativa con la scuola?
4. Come può la comunità cristiana accogliere la sfida educativa di una presenza significativa nella scuola?
A partire dagli interventi dei due relatori si è messo in luce il ruolo forte esercitato dall’istituzione scolastica nel creare socializzazione, esercitare alla disciplina ed al senso di responsabilità, ma anche il rischio che delle complessa personalità degli alunni gli insegnanti colgano solo una parte, e neanche la più intima e vera, se non collaborano con le altre realtà del territorio, per creare una rete di relazioni e sinergie capace di sostenere la formazione globale del bambino e poi dell’adolescente.
E’ difficile ora trovare genitori solleciti del bene comune e non ripiegati sul proprio figlio, del quale a volte non sanno interpretare le esigenze e che “occupano”: riempiendogli la vita di attività e fissando obiettivi che possono schiacciarlo anziché farlo crescere. A questo motivo che mette in crisi la partecipazione si aggiunge anche quello dello sfibramento di ogni forma di aggregazione e di vita comunitaria; perciò anche le famiglie non rappresentano il territorio in cui vivono e, pertanto, non mediano il rapporto tra quest’ultimo e la scuola.
Eppure la riforma conferma per alunni e genitori un importante spazio di intervento nei consigli di istituto, ai quali tra l’altro è assegnata la gestione delle, molto scarse, risorse finanziarie.
Di qui l’invito ai cristiani a rinnovare la loro presenza nella scuola, anche proponendo iniziative culturali e formative, che sono sempre benaccette se risultano “gratuite”
Nell’ambito della integrazione degli stranieri ci sono esempi di questo tipo di sostegno, offerto fuori e dentro l’edificio scolastico, per accompagnare ragazzi che non conoscono l’italiano. Per le ragazze che appartengono per cultura a famiglie straniere di rigida tradizione la scuola è anche un’occasione di promozione della propria autonomia e dignità, dove possono incontrare modelli femminili più credibili e attuabili di quelli offerti dallo spettacolo e dalla pubblicità.
Resta primario, tuttavia, il lavoro di base, nelle parrocchie, che a volte rappresentano l’ultimo “presidio” ramificato e diffuso capillarmente di aggregazione, condivisione e vita comunitaria.
Alla scuola per lasciare il segno si chiede, infine, che dia capacità critica, che sappia suscitare curiosità e spirito di ricerca per formare cittadini meno miopi e più capaci di decifrare la realtà, di formulare le domande che spiegano una situazione e permettono la faticosa elaborazione della soluzione.
maria rizotti

Nessun commento: